Romani 10,9-17 - Tradurre la fede per oggi (J. Perrin)

1. Credere con il cuore
Forse proprio perché lo scopo di Paolo è di convincere i suoi fratelli ebrei e di portarli alla fede in Cristo il suo discorso nel nostro passo si fa appassionato. Paolo usa formule incisive e fa riferimenti continui alla Scrittura. Il primo elemento sul quale egli insiste è proprio la fede in Cristo come nuovo paradigma della fede in Dio. Che cosa dice l’apostolo e in che modo le sue affermazioni possono toccarci oggi?
“Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato.” (v. 9). La bocca e il cuore. Da una parte la parola, la parola della confessione e della predicazione; dall’altra la sede delle emozioni, della vita fisica, della salute, del corpo. Dalla nostra bocca e dal nostro cuore dipende la nostra salvezza. O meglio: la bocca e il cuore sono i veicoli della fede che libera.
Ottimo, ma qual è il messaggio che viene trasportato, tradotto, tramandato? La bocca afferma che Gesù è il Signore mentre il cuore crede nella risurrezione di Cristo. Facciamo un passo in avanti. Confessare Gesù come Signore vuol dire niente meno che rinunciare e respingere qualsiasi altro signore, qualsiasi altra autorità nella nostra vita quotidiana. E’ un messaggio altamente liberatore per chi è oppresso o perseguitato, ma per cittadini come noi che cosa implica? Per noi, cristiani dell’Occidente ancora ricco e in pace, confessare Gesù come Signore vuol dire respingere il potere del denaro, del protagonismo, dell’apparenza, vuol dire respingere il potere dei piccoli poteri delle nostre vite.
E il cuore? Credere con il cuore nella risurrezione di Cristo non è un appello ai sentimenti ma un invito a mettere nel centro del nostro essere l’inspiegabile mistero di Pasqua. Il cuore non è la ragione o l’intelletto, il cuore racchiude l’essere vivente, i suoi desideri profondi, la sua energia vitale, la sua esistenza concreta nel mondo. Paolo fonda la fede nella risurrezione non in una serie di prove inconfutabili ma nel mistero della vita risuscitata. Per gli uomini e le donne del nostro tempo questa è la vera sfida: credere con il cuore! In un mondo che sa spiegare, curare, guarire, che indaga la complessità, il gigantesco e il minuscolo, la fede è un controsenso, per tanti un resto del passato.
Per noi oggi è difficile credere, forse lo è di più che per gli ascoltatori di Paolo. C’è uno shock di civiltà tra la fede in Cristo risorto e la società postmoderna, e spesso i cristiani hanno preferito abbandonare la fede per la postmodernità. Il cuore del mio messaggio di oggi vorrebbe dire il contrario e ribadire con entusiasmo che la fede in Cristo, priorità nelle mie scelte e speranza nella mia vita, si intreccia appassionatamente con la società occidentale contemporanea.
 2. La fede viene da ciò che si ascolta

Temo che spesso oggi le chiese come luoghi di senso e di fede siano invece vuote di senso e di fede. I credenti si sentono abbandonati, la predicazione, nel senso dell’annuncio dell’Evangelo, non arriva più fino a loro, in certi paesi è la predicazione stessa che si è vuotata del cuore dell’Evangelo. Oggi credo che una grande fetta del cristianesimo europeo dovrà meditare sul versetto 16, quando Paolo dice “ma non tutti hanno ubbidito alla buona notizia”. Non tutti hanno riconosciuto la libertà di Dio, mentre questo è il senso dell’obbedienza. E quando dimentichiamo che la libertà illimitata di Dio condiziona la nostra libertà (limitata), allora anche la nostra predicazione perde di vista l’incredibile speranza suscitata dalla risurrezione di Cristo.

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