Colossesi 2, 12-15 – Scandali e scandalo (J. Perrin)

L’elemento che mi colpisce di più riguarda la relazione tra la fede e il mondo, tra la comunità dei credenti e la società. Ed è proprio qui che torna in modo singolare lo scandalo della croce. Con l’ultimo versetto del testo potremmo dire che lo scandalo del potere assoluto è spazzato via dall’unico vero scandalo, cioè dalla croce dell’infamia, della tortura e della morte di Cristo. Una croce però che Cristo deserta e sulla quale vengono appese le leggi del passato, la vecchia religione, i precetti che hanno negato l’Evangelo. Il testo è esplosivo e non usa mezzi termini per parlare della sconfitta dei poteri politici e religiosi di fronte a Cristo. Questa dimensione critica, la croce di Cristo come scandalo supremo e come trionfo della risurrezione di tutti sulla morte, l’abbiamo perso. L’abbiamo perso perché, con il passare del tempo, il cristianesimo e le sue chiese hanno collaborato con il potere politico; raramente vi si sono opposte, raramente l’hanno denunciato. D’altro canto bisogna anche dire che con la modernità, con l’avvento delle repubbliche e della democrazia, la dimensione critica del cristianesimo ha perso una parte della sua rilevanza. Eppure oggi, in un tempo economicamente deprimente ed eticamente scioccante, è forse ora di ritrovare nello scandalo della croce il punto di partenza della testimonianza cristiana. Non solo per denunciare ma anche per proporre modelli diversi, dinamiche di decisione più trasparenti. Ed è proprio il significato dell’espressione “con franchezza”. La base dell’annuncio evangelico, la sua forza intrinseca, risiede nella sua franchezza e nella sua immediatezza. La franchezza è libertà di espressione. L’evangelo, il trionfo della croce vuota, apre le porte della sincerità e di una parola umana tesa non a convincere a tutti i costi, ad accusare gratuitamente o a diffondere calunnie e pettegolezzi ma a liberare, liberare dal falso e dall’inganno per portare alla verità.

In questo senso le potenze e le autorità devono essere attente perché la franchezza della denuncia dei cristiani sarà senza appello. Non perché i cristiani sono più bravi, più onesti o più intelligenti degli altri ma perché sono portatori di un messaggio che nasce nello scandalo e muore nello scandalo. Se denunceremo, se parleremo con libertà e franchezza degli abusi e delle offese, lo faremo perché sappiamo che abusi e offese hanno condannato Gesù alla morte. E sappiamo anche che la sua morte non ha condannato l’umanità alla morte ma le ha dato e le dà tuttora un’incredibile opportunità di salvarsi, di rinascere e di trasformare abusi e offese in solidarietà e cura per il prossimo.

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