Lamentazioni 3, 22-33 – Con Dio sull’orlo dell’abisso (J. Perrin)

Per parlare un linguaggio moderno potremmo dire che il testo delle Lamentazioni ci invita a scegliere la speranza come stile di vita. La speranza è diversa dall’attesa perché guarda esclusivamente avanti. La speranza è la forza che porta verso il futuro, trascina verso la vita sempre possibile, intreccia impegno, desideri e progetti. Tutti possono sperare ma la speranza di chi crede in Dio è particolare. Infatti la nostra speranza non dipende da noi ma dal Signore. Il Signore suscita la speranza e rinnova in noi le forze vitali che ci permettono di pensare a oggi come al giorno che precede domani, di aprire gli occhi su una realtà che può trasformarsi e portare frutto. E’ la compassione di Dio che suscita questa speranza della vita, compassione intesa come una partecipazione attiva del Signore alla nostra storia e al nostro destino comune. Dio creatore, anzi creatrice, abita la terra e le sue vicende con noi. Dio creatrice, sì, perché una delle parole usate per parlare della sua compassione è proprio la parola utero. Dio, come una madre, porta la vita e, se la vita viene a mancare, il luogo della gravidanza è già pronto per accogliere altre vite in gestazione, altre storie, altre speranze. La speranza è il nostro modo di essere indignati. Perciò credo profondamente che l’indignazione tradotta in speranza possa diventare un messaggio efficace per il nostro tempo e per i nostri compagni di strada. Infatti la speranza suscitata da un Dio vitale, materno, creatore e salvatore trasforma l’indignazione di oggi in alternative credibili per domani; fa della delusione di oggi un progetto per domani, e della preoccupazione di oggi una passione per domani.

AllegatoDimensione
sermone del 9 ottobre 201148.48 KB
Centro Culturale - Comunità - Biblioteca
copyright Comunità Cristiana Evangelica di Bergamo