Matteo 5, 43-48 – Che fate di straordinario? (J. Perrin)

Infatti, che cosa facciamo di straordinario se amiamo i nostri cari e disprezziamo cordialmente chi ci ferisce o ci mette i bastoni fra le ruote? Non facciamo niente di particolare, così fanno tutti! Invece Gesù ci dice: fate cose straordinarie, nel senso stretto della parola (v. 47), cioè cose che escono dall’atteggiamento atteso, convenuto, abituale. Potremmo dire che i cristiani devono sempre saper dare risposte costruttive e pacifiche, anche a gesti oppressivi o violenti. Perché? Perché amare i nemici implica imitare Dio, quindi iscriversi nella sua perfezione (v. 48) e tentare in tutti i modi di tradurre in azioni concrete l’appartenenza di ogni creatura di Dio a una comune umanità. Credo che il cuore dell’insegnamento di Gesù – e il sermone sul monte ne è forse l’espressione più elaborata – risieda in questa unica parola: straordinario. Una parola che in greco indica l’abbondanza e nel Nuovo Testamento l’abbondanza è strettamente collegata alla grazia di Dio. L’insegnamento di Gesù consiste in un invito ad agire ma non solo attraverso un atteggiamento un po’ scontato e rivolto solo alle persone più vicine. L’agire bene di Gesù non è solo educazione o civiltà ma è novità totale. E’ un agire che sorprende e scombussola perché sposta i parametri delle abitudini e delle convenzioni. Anzi l’agire secondo l’insegnamento di Gesù potrebbe, dovrebbe anche scandalizzare, cioè capovolgere le pratiche codificate della società.

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