Rut 1, 15-18 – “I confini aperti” (J. Perrin)

Rut resiste alla ragione e alla logica e preferisce ascoltare il suo cuore e un appello che viene da fuori. Questa decisione insensata va contro la logica umana ma è come se, per Rut, non ci fosse un’altra scelta, come se questa scelta fosse dettata da fuori. Infatti la promessa di Rut a Naomi si conclude con queste parole: “Il Signore mi tratti con il massimo rigore (= il Signore così mi faccia e così aggiunga), se altra cosa che la morte mi separerà da te” (v. 17). Interessante anche la reazione di Naomi: “quando Naomi la vide fermamente decisa ad andar con lei, non gliene parlò più” (v. 18). La decisione di emigrazione di Rut è una promessa di fedeltà alla suocera e nello stesso tempo una specie di giuramento, il cui testimone è Dio stesso. Il Dio d’Israele e di Giuda, non il Dio di Moab, il Dio di Naomi, non quello di Rut! Questo impegno assoluto, promessa coniugale per eccellenza, introduce Dio nelle relazioni. Non si tratta più solo della promessa coraggiosa di una ragazza testarda ma dell’immischiarsi del Signore, Dio di relazione e di amore, nella storia di questa strana coppia. Mentre si lascia alle spalle tutti i legami fondanti della sua esistenza, terra, famiglia, cultura, lingua, religione, Rut scopre un nuovo legame portatore di vita e di speranza, il legame con il Signore. I vecchi legami non sono cancellati dalla sua esistenza, ma possono rinascere sotto altre forme perché la strada scelta è sostenuta dallo sguardo, dalla benedizione di Dio.

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