2 Pietro 3, 8-13 – La misura del tempo (J. Perrin)

L’Avvento è un tempo simbolico che indica il nostro passaggio nel mondo. Certo è un tempo di attesa ma, come dicevo in introduzione, un’attesa piena, costruttiva, abitata. Il tempo della pazienza di Dio offre ai credenti l’opportunità di essere oggetto della benevolenza e della compassione del Signore. Perciò il testo biblico parla di ravvedimento. Il tempo di attesa, simboleggiato dal periodo di Avvento, indica in realtà la durata complessiva della nostra vita e invita ciascuno di noi a un’attività specifica e continua: il ravvedimento. Che parola! Che programma! Fare penitenza, ecco lo scopo della fede e della religione, dicono gli scettici. Ed ecco perché l’essere umano moderno si sta sempre più allontanando da Dio… Non credo che la fede in Gesù Cristo, la vita e l’azione cristiana siano vie di umiliazione e di penitenza. Credo che la fede in Cristo sia soprattutto una via di liberazione. E credo dunque che il ravvedimento, la riflessione, l’esame, la trasformazione di cui parla il testo biblico di stamattina indichino il cambiamento radicale che Cristo ha portato nel mondo. E ciò che ci viene proposto è di seguire queste tracce di trasformazione profonda, di camminare sulle orme del liberatore. Il ravvedimento non è cieca sottomissione alla potenza di un Dio giudice ma osservazione della realtà, esame di coscienza, confessione autentica della propria inadeguatezza. E tutti questi gesti tendono sempre a un cambiamento, mio e del mondo che mi circonda. Non sono gesti rituali compiuti per sentirci a posto con Dio, no. Sono gesti scomodi, che costano di fronte al mondo.

AllegatoDimensione
sermone del 4 dicembre 201145.61 KB
Centro Culturale - Comunità - Biblioteca
copyright Comunità Cristiana Evangelica di Bergamo