Salmo 37, 7a – E’ urgente aspettare! (J. Perrin)

Ma la spiritualità di questo salmo è strettamente collegata alla realtà quotidiana della vita. Non si tratta di un manuale per monaci o mistici, ma di una raccolta sapienziale, esperta nell’intrecciare vita concreta e vita spirituale. Il popolo d’Israele aspira alla giustizia di Dio, cioè aspira a tornare dall’esilio in patria e desidera che i suoi oppressori siano puniti. Il giusto aspira a una riparazione che sanziona l’empio. Ma il giusto sa che la giustizia di Dio non è sua, sa che la volontà del Signore non risponde ai criteri della volontà umana. Il popolo d’Israele – o per meglio dire il popolo dei credenti – sa questo, lo sa razionalmente; eppure spera con tutte le sue forze che Dio sia dalla sua parte. Anzi, il popolo dei credenti pensa che Dio darà una prova della sua esistenza se punirà gli ingiusti, gli oppressori, i nemici. Ecco la saggezza del nostro versetto. Aspettare il Signore significa aspettare anche la sua giustizia. In nessun momento, in nessun modo, il giusto può sostituirsi alla giustizia di Dio. Ed è proprio il significato delle beatitudini dell’evangelista Matteo: è beato, è felice chi aspetta Dio e l’unica incarnazione della sua giustizia, Gesù Cristo. Questo spazio di risonanza, questo tempo che tende verso il regno di Dio e ne annuncia la venuta, lo chiamo speranza. Ed è proprio perché la speranza si invita al tavolo dell’attesa che ho proposto alla nostra comunità di fare di questo versetto il titolo delle nostre attività per i prossimi mesi.

 

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