Luca 24, 50-53 – Alla benedizione risponde… la benedizione! (Janique Perrin)

Gesù è considerato benedetto, nel senso messianico della parola. È molto interessante notare che, nel vangelo di Luca, il racconto della Passione e della risurrezione si chiude a Betania con la benedizione dei discepoli, così come esso si era aperto vicino a Betania con il grido della folla: “Benedetto il Re che viene nel nome del Signore!” (Luca 19, 20). Questa inclusione che delimita il racconto ci dà un primo indizio del legame tra la benedizione e l’incarnazione di Dio in Cristo. Gesù, il benedetto del Signore, incarna la benedizione fondatrice del Dio creatore di vita. Nel testo dell’ascensione, nel momento in cui egli sparisce e torna dal Padre, Gesù compie un ultimo gesto nei confronti dei suoi discepoli e li benedice. Come se questa benedizione fosse un passaporto per entrare nella nuova terra promessa, la terra della vita eterna, la terra della liberazione. Potremmo dire che la benedizione dei discepoli è l’ultimo segno della signoria di Cristo quale figlio di Dio. Perciò la sua benedizione costituisce l’atto iniziale della nuova creazione. Gesù benedice come Dio benedice, perché Gesù è il Cristo, l’unto, il benedetto del Signore. Il suo gesto di benedizione assomiglia a quello che compiranno tutti i credenti dopo di lui ma il nostro gesto di benedizione è “solo” un riflesso della benedizione iniziale e creatrice ricevuta da Dio e da Cristo. Abbiamo ricevuto la benedizione e di conseguenza possiamo diventare a nostra volta fonti e testimoni della benedizione per gli altri. Potremmo dire che la benedizione fa parte della nostra vocazione e ha sempre il suo criterio nella benedizione divina.

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